
Scuola Bauhaus
Bauhaus il cui nome completo era Staatliches Bauhaus, è stata una scuola di arte e design che operò in Germania dal 1919 al 1933, nel contesto storico culturale della Repubblica di Weimar. Ebbe sede a Weimar dal 1919 al 1925, a Dessau dal 1925 al 1932, e a Berlino dal 1932 al 1933 quando chiuse perché invisa al nazismo. Ideato da Walter Gropius, il termine Bauhaus richiamava la parola medievale Bauhütte, indicante la loggia dei muratori.
Erede delle avanguardie anteguerra, non fu solo una scuola, ma rappresentò anche il punto di riferimento fondamentale per tutti i movimenti d'innovazione nel campo del design e dell’architettura legati al razionalismo e al funzionalismo, facenti parte del cosiddetto movimento moderno. I suoi insegnanti, appartenenti a diverse nazionalità, furono figure di primo piano della cultura europea e l’esperienza didattica della scuola influirà profondamente sull’insegnamento artistico e tecnico fino ad oggi. Il Bauhaus è stato un momento cruciale nel dibattito novecentesco del rapporto tra tecnologia e cultura.
La scuola era aperta a entrambi i sessi e aveva forti aspirazioni progressiste, ma la reale parità era lontana da essere applicata nella pratica. Quando il Bauhaus aprì, nel 1917, ci furono più richieste di iscrizione da parte delle donne che da parte degli uomini.
Nonostante ciò a molte donne venne negato l’accesso ai corsi; a quelle che entrarono alla scuola venne impedito di accedere ai corsi ritenuti molto più importanti, quali pittura, incisione e design industriale e furono quindi dirottate ai laboratori femminili: ceramica, tessitura, rilegatura di libri.
Questo atteggiamento fu particolarmente forte nei primi anni, sotto la guida di Johannes Itten. Quando Gropius, nel 1923, riuscì a sostituirlo con il designer ungherese László Moholy-Nagy , la situazione migliorò per molte studentesse. Catherine Ince, co-curatrice della mostra Bauhaus Art as Life di Londra, sottolinea come questa situazione fosse tutto sommato comprensibile. Gropius aveva scritto nel manifesto della scuola che questa
era aperta a ogni persona di buona reputazione, a prescindere dall’età e dal sesso; e il Bauhaus aveva una mentalità moderna e libertaria, ma era comunque vittima della mentalità fortemente maschilista del tempo e realizzare una autentica parità tra i sessi era semplicemente un passo troppo lontano.
Laszlo Moholy-Nagy si assicurò che a molte studentesse venisse data maggior libertà e fu infatti lui a incoraggiare Marianne Brandt a unirsi al laboratorio del metallo. Questo le diede la possibilità concreta di apprendere le competenze che l’avrebbero fatta diventare una dei designer industriali più innovativi della Germania degli anni 30. Marianne fu sostanzialmente l’unica donna che si fece un nome nella scuola: le lampade a globo che disegnò nel 1926 e la lampada orientabile Kandem del 1928, sono rimaste per anni delle icone dello stile Bauhaus e sono tutt’oggi prodotti con minime variazioni.
Tuttavia le studentesse che si iscrissero prima del 1923 ebbero ben poche possibilità di emergere. Tra queste merita ricordare Gertrud Arndt , Benita Koch-Otte e Lou Scheper-Berkenkamp .
La situazione non si risolse mai completamente: quando la scuola passò sotto la direzione di Mies van der Rohe, nel 1930, divenne essenzialmente una scuola di architettura.
Poiché questo campo era tradizionalmente chiuso alle donne, ben poche poterono affermarsi. Anni Albers, ad esempio, riuscì solo dopo aver lasciato la scuola e raggiunto, nel 1933, l’America, dove lavorò con successo per la Knoll e la Rosenthal. Varie mostre e tavole rotonde oggi rendono omaggio alle designer dell’epoca. Tra queste ricordiamo Female Bauhaus, promossa dal Bauhaus Archive-Berlin