
Storia dell’illuminazione
Fino a poco più di cent’anni fa la fiamma viva era l’unico mezzo conosciuto di illuminazione. Uno dei più antichi e diffusi nell’Europa centrale era costituito da pezzi di legno duro, in gran parte pino con cuore particolarmente solido, ricavati dalla corteccia dell’albero.
Da questi sono poi nate le fiaccole. Un ceppo viene artificialmente arricchito con materiale speciale infiammabile come resina o catrame, fino a formare all’estremità superiore inspessita una specie di mazza. Fin dall’inizio i ceppi fungevano non solo da materiale da bruciare, ma anche come sostegno.
Una rivoluzione nel settore dell’illuminazione fu introdotta nel 1879 da Thomas Alva Edison. Il principio della lampadina a filamento di carbonio era stato già scoperto nel 1800 da Humphry Davy, senza che questi ne traesse alcun utilizzo scientifico. Dapprima Edison aveva sviluppato un filamento resistente dal bambù carbonizzato, che durava circa 40 ore di illuminazione. Egli intuì anche un sistema completo di generazione, distribuzione, commutazione e salvaguardia di energia elettrica, che consentiva l’utilizzo della luce elettrica a chiunque e la produzione industriale dei suoi componenti. La marcia trionfale dell’illuminazione elettrica ebbe così inizio.
Gli elevati costi della produzione di energia elettrica e della sua distribuzione ritardarono ancora nel XX secolo la diffusione della illuminazione elettrica. Alla fine degli anni 1920 a Berlino solo il 50% della popolazione era collegata alla rete elettrica. L’elettricità era vista all’inizio come un distributore di luce, non essendoci allora altre apparecchiature elettriche di uso domestico. Gli elevati costi di allacciamento alla rete di distribuzione dell’elettricità e l’elevato prezzo per i mezzi tutt’altro che duraturi di illuminazione rendevano “la luce”, come nel lessico popolare era chiamata la corrente elettrica, un bene di lusso per ricchi borghesi. Era necessario che l’industria elettrica andasse incontro ai clienti con gli allacciamenti e persino con la fornitura di lampadine elettriche. Alcuni comuni presero l’iniziativa e aiutarono i loro abitanti con finanziamenti per l’elettrificazione.
La luce elettrica in ambito di abitazioni private divenne un ben considerato effetto collaterale. I produttori di energia elettrica di allora la pubblicizzarono scientificamente in confronto alla luce a gas, con il maggior comfort e il fattore di prestigio sociale. All’inizio prevalsero i vantaggi. Si poteva lavorare di notte, occuparsi della casa, per cui prima non si aveva tempo. Nelle fabbriche, che ora a tutte le ore potevano essere totalmente illuminate, si introdussero turni e lavoro notturno. Spazio lavorativo e casalingo divennero funzionalmente separati. L’intera casa poteva essere riccamente illuminata secondo necessità e pronta al suo completo utilizzo durante le ore di buio. Le vie furono acquisite alla vita notturna. Non si sentiva più puzza di petrolio e il pericolo di incendio pareva scongiurato. Pulita, pratica, moderna furono gli attributi dell’energia elettrica, portatrice di una nuova era. Il pericolo per l’ambiente provocato dalla produzione di energia elettrica (Centrali a carbone, centrali idroelettriche, centrali nucleari) e i connessi presunti rischi per la salute vennero presi in considerazione molto più avanti nel tempo. La crescita annua dell’inquinamento luminoso a livello mondiale si aggira intorno al 6%.
Fonte Wikipedia